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  1. 1

    المؤلفون: Versace, Alessandro

    مصطلحات موضوعية: La narrazione è uno strumento educativo grazie al quale è possibile scorgere dimensioni a volte nascoste. "Lo straniero" di Camus è, appunto, una narrazione che permette di accostarsi al "non detto", all'implicito, al "rimosso" che, invece, dovrebbero essere messi in luce per non incorrere in delle derive educative quali, ad esempio, la "sindrome del salvatore" o forme di "educazione tecnocratica". Una dimensione, ricorrendo a Jung, che spesso è nascosta, è "l'Ombra", ovvero quella parte celata di ogni essere umano che incide sui comportamenti e sullo stesso pensiero dell'essere umano. Attraverso la narrazione, in particolare de "Lo straniero", è possibile promuovere quel senso di consapevolezza necessario a ogni forma di attività educativa, appunto, è "l'Ombra", La narrazione è uno strumento educativo grazie al quale è possibile scorgere dimensioni a volte nascoste. "Lo straniero" di Camus è, ad esempio, la "sindrome del salvatore" o forme di "educazione tecnocratica". Una dimensione, dovrebbero essere messi in luce per non incorrere in delle derive educative quali, al "rimosso" che, all'implicito, in particolare de "Lo straniero", una narrazione che permette di accostarsi al "non detto", invece, che spesso è nascosta, è possibile promuovere quel senso di consapevolezza necessario a ogni forma di attività educativa, ovvero quella parte celata di ogni essere umano che incide sui comportamenti e sullo stesso pensiero dell'essere umano. Attraverso la narrazione, ricorrendo a Jung

  2. 2

    المؤلفون: Formiconi, Cristina

    مصطلحات موضوعية: volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, Disability and Health (ICF), competenze, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, rispetto alle proprie abilità, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, disabilità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, infatti, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, risorse, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, le competenze, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, seppur non generalizzabili, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, la normativa vigente in tema di disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, in quanto provenienti da un campione esiguo, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, handicap, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, ma di funzioni, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, quindi, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, test multidimensionale autostima, sociale e professionale, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, del vissuto corporeo, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, in positivo o in negativo, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, strutture e attività. In quest’ottica, raccogliendo dati, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, INTRODUZIONE: Il presente progetto di ricerca nasce all’interno di un Dottorato Eureka, sviluppato grazie al contributo della Regione Marche, dell’Università di Macerata e dell’azienda Jobmetoo by Jobdisabili srl, agenzia per il lavoro esclusivamente focalizzata sui lavoratori con disabilità o appartenenti alle categorie protette. Se trovare lavoro è già difficile per molti, per chi ha una disabilità diventa un percorso pieno di ostacoli. Nonostante, infatti, la legge 68/99 abbia una visione tra le più avanzate in Europa, l’Italia è stata ripresa dalla Corte Europea per non rispettare i propri doveri relativamente al collocamento mirato delle persone con disabilità. Tra chi ha una disabilità, la disoccupazione è fra il 50% e il 70% in Europa, con punte dell’80% in Italia. L’attuale strategia europea sulla disabilità 2010-2020 pone come obiettivi fondamentali la lotta alla discriminazione, le pari opportunità e l’inclusione attiva. Per la realizzazione di tali obiettivi assume un’importanza centrale l’orientamento permanente: esso si esercita in forme e modalità diverse a seconda dei bisogni, dei contesti e delle situazioni. La centralità di tutti gli interventi orientativi è il riconoscimento della capacità di autodeterminazione dell’essere umano, che va supportato nel trovare la massima possibilità di manifestarsi e realizzarsi. Ciò vale ancora di più per le persone con disabilità, in quanto risultano fondamentali tutte quelle azioni che consentono loro di raggiungere una consapevolezza delle proprie capacità/abilità accanto al riconoscimento delle caratteristiche della propria disabilità. L’orientamento assume così un valore permanente nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione attiva, la crescita economica e l’inclusione sociale. Oggi giorno il frame work di riferimento concettuale nel campo della disabilità è l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), il quale ha portato a un vero e proprio rovesciamento del termine disabilità dal negativo al positivo: non si parla più di impedimenti, disabilità, handicap, ma di funzioni, strutture e attività. In quest’ottica, la disabilità non appare più come mera conseguenza delle condizioni fisiche dell’individuo, ma scaturisce dalla relazione fra l’individuo e le condizioni del mondo esterno. In termini di progetto di vita la sfida della persona con disabilità è quella di poter essere messa nelle condizioni di sperimentarsi come attore della propria esistenza, con il diritto di poter decidere e, quindi, di agire di conseguenza in funzione del proprio benessere e della qualità della propria vita, un una logica di autodeterminazione. OBIETTIVO: Sulla base del background e delle teorie di riferimento analizzate e delle necessità aziendali è stata elaborata la seguente domanda di ricerca: è possibile aumentare la consapevolezza negli/nelle studenti/esse e laureati/e con disabilità che si approcciano al mondo del lavoro, rispetto alle proprie abilità, competenze, risorse, oltre che alle limitazioni imposte dalla propria disabilità? L’obiettivo è quello di sostenere i processi di auto-riflessione sulla propria identità e di valorizzare il ruolo attivo della persona stessa nella sua autodeterminazione, con la finalità ultima di aumentare e migliorare il match tra le persone con disabilità e le imprese. L’auto-riflessione permetterà di facilitare il successivo contatto dialogico con esperti di orientamento e costituirà una competenza che il soggetto porterà comunque come valore aggiunto nel mondo del lavoro. METODI E ATTIVITÀ: Il paradigma teorico-metodologico adottato è un approccio costruttivista: peculiarità di questo metodo è che ciascuna componente della ricerca può essere riconsiderata o modificata nel corso della sua conduzione o come conseguenza di cambiamenti introdotti in qualche altra componente e pertanto il processo è caratterizzato da circolarità, la metodologia e gli strumenti non sono dunque assoggettati alla ricerca ma sono al servizio degli obiettivi di questa. Il primo passo del progetto di ricerca è stato quello di ricostruzione dello stato dell’arte, raccogliendo dati, attraverso la ricerca bibliografica e sitografica su: l’orientamento, la normativa vigente in tema di disabilità, i dati di occupazione/disoccupazione delle persone con disabilità e gli strumenti di accompagnamento al lavoro. A fronte di dati mancanti sul territorio italiano relativi alla carriera e ai fabbisogni lavorativi degli/delle studenti/esse e laureati/e con disabilità, nella prima fase del progetto di ricerca è stata avviata una raccolta dati su scala nazionale, relativa al monitoraggio di carriera degli studenti/laureati con disabilità e all’individuazione dei bisogni connessi al mondo del lavoro. Per la raccolta dati è stato sviluppato un questionario ed è stata richiesta la collaborazione a tutte le Università italiane. Sulla base dei dati ricavati dal questionario, della letteratura e delle indagini esistenti sulle professioni, nella fase successiva della ricerca si è proceduto alla strutturazione di un percorso di auto-orientamento, volto ad aumentare la consapevolezza nelle persone con disabilità delle proprie abilità e risorse, accanto a quella dei propri limiti. In particolare, il punto di partenza per la costruzione del percorso è stata l’Indagine Istat- Isfol sulle professioni (2012) e la teoria delle Intelligenze Multiple di H. Gardner (1983). Si è arrivati così alla strutturazione del percorso di auto-orientamento, composto da una serie di questionari attraverso i quali il candidato è chiamato ad auto-valutare le proprie conoscenze, le competenze, le condizioni di lavoro che gli richiedono più o meno sforzo e le intelligenze che lo caratterizzano, aggiungendo a questi anche una parte più narrativa dove il soggetto è invitato a raccontare i propri punti di forza, debolezza e le proprie aspirazioni in ambito professionale. Per sperimentare il percorso di auto-orientamento creato, nell’ultima fase della ricerca è stato predisposto uno studio pilota per la raccolta di alcuni primi dati qualitativi con target differenti, studenti/esse universitari/e e insegnanti di scuola superiore impegnati nel tema del sostegno e dell’orientamento, e utilizzando diversi strumenti (autopresentazioni, test multidimensionale autostima, focus group). CONCLUSIONI: I dati ottenuti dallo studio pilota, seppur non generalizzabili, in quanto provenienti da un campione esiguo, hanno evidenziato come il percorso di auto-orientamento attivi una riflessione sulla visione di sé nei diversi contesti e un cambiamento, in positivo o in negativo, nell’autostima e nella valutazione di sé in diverse aree, ad esempio nell’area delle relazioni interpersonali, del vissuto corporeo, dell’emotività ecc. Tali dati ci hanno permesso soprattutto di evidenziare punti di forza e debolezza del percorso creato e di apportare modifiche per una maggiore comprensione e adattabilità del prodotto stesso. Il valore del percorso orientativo è connesso al ruolo attivo di auto-valutatore giocato dal candidato con disabilità, affiancando a questa prima fase di autovalutazione un successivo confronto dialogico con un esperto, tale da permettere un ancoraggio alla realtà esterna, al contesto in cui il soggetto si trova a vivere. In questo senso, l’orientamento assume il valore di un processo continuo e articolato, che ha come scopo principale quello di sostenere la consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, agendo all’interno dell’area dello sviluppo prossimale della persona verso la realizzazione della propria identità personale, sociale e professionale, con il diritto di poter decidere e

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    المؤلفون: Bestetti, Fiorella

    مصطلحات موضوعية: l’equipe coordinata dal Dott. Roberto Cameriere ha presentato nuove metodologie per la stima dell’età, e soprattutto per essere considerati legalmente degli adulti. Nei soggetti in vita, diversamente, che verrà poi confrontato con i dati disponibili per le persone scomparse. Nella nostra società alcuni diritti e alcune tutele sono direttamente correlate con l’età anagrafica della persona, serve una specifica età per votare, il diritto di essere giudicati da una corte per i minori. Una delle sfide della pratica forense dell’accertamento riguarda la necessità di assicurare nuovi e validi standard di riferimento, proprio al fine di ottenere dati aggiornati utili al confronto: una metodologia si applica ad una determinata popolazione per valutare quanto precisi ed accurati possano essere i risultati. Nell’ambito dell’AgEstimation Project, per lavorare, come ad esempio la Minimal Age of Criminal Responsability (MACR). Questa particolare soglia d’età riconosce ai soggetti minorenni, per ottenere la patente di guida, ma oltre a questa possono esistere altre soglie d’età, basati sullo studio di popolazioni attuali. Infatti gli studi che vengono utilizzati come riferimento sono basati sull’analisi di popolazioni europee o nord americane e i dati raccolti sono riferiti a studi di più di cinquant’anni fa. Per questo motivo attualmente le metodologie sviluppate in passato vengono applicate allo studio di popolazioni attuali, così come in Europa, l’accertamento dell’età può avere ripercussioni notevoli sulla vita di un migrante: se riconosciuto come minore il soggetto ha il diritto di restare, mentre i soggetti senili presentano una cavità pulpare molto più stretta. La tecnica prevede la rilevazione di misure specifiche del dente utilizzando una radiografia panoramica, l’età è determinante anche nei casi di imputabilità o responsabilità criminale, queste tre metodologie sono state applicate a tre diversi campioni, sfruttando il fenomeno dell’apposizione della dentina secondaria. Si tratta di un fenomeno continuo, che determina la riduzione della cavità pulpare dei denti, per sposarsi, la soglia d’età che separa i minorenni dagli adulti è quella dei diciotto anni, a partire dal 204, preso come valore di riferimento, il soggetto viene considerato un adulto. L’ultima tecnica analizzata in questa ricerca permette di stimare l’età nei soggetti adulti, dovuto all’aumento degli immigrati giunti nei nostri paesi privi di documenti. L’accertamento dell’età può essere richiesto dalle autorità proprio in riferimento alle domande di asilo. La legislazione europea assicura protezione ai “minori non accompagnati”, sviluppando formule specifiche e testando queste formule in diverse popolazioni. Le metodologie sviluppate prevedono l’analisi e la misurazione delle ossa carpali e dell’area del carpo nelle radiografie della mano di soggetti infantili e la misurazione dello sviluppo del terzo molare per la valutazione dell’età dei soggetti giovanili. Questa seconda tecnica prevede il calcolo dell’indice del terzo molare: se tale indice risulta minore del valore 0.08, La stima dell’età è un elemento importante in ambito medico-legale, cioè a quei minori che arrivano sul suolo europeo soli, i minori possono essere protetti. In questo specifico ambito d’applicazione, ma è anche relazionata al fenomeno dell’immigrazione. Negli ultimi anni infatti, supportato dall’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Macerata, dove questa dentina si deposita. In pratica i giovani adulti hanno una camera pulpare larga, La stima dell’età è un elemento importante in ambito medico-legale, connesso sia a questioni legali che sociali. L’età è un fattore determinante per l’identificazione di un corpo: costituisce un elemento per la ricostruzione del profilo biologico, che verrà poi confrontato con i dati disponibili per le persone scomparse. Nella nostra società alcuni diritti e alcune tutele sono direttamente correlate con l’età anagrafica della persona, serve una specifica età per votare, per sposarsi, per lavorare, per ottenere la patente di guida, e soprattutto per essere considerati legalmente degli adulti. Nei soggetti in vita, l’età è determinante anche nei casi di imputabilità o responsabilità criminale, di pedopornografia e di adozione, ma è anche relazionata al fenomeno dell’immigrazione. Negli ultimi anni infatti, c’è stato un incremento proprio delle richieste di accertamento dell’età sulle persone in vita, dovuto all’aumento degli immigrati giunti nei nostri paesi privi di documenti. L’accertamento dell’età può essere richiesto dalle autorità proprio in riferimento alle domande di asilo. La legislazione europea assicura protezione ai “minori non accompagnati”, cioè a quei minori che arrivano sul suolo europeo soli, senza la figura di riferimento di un adulto. La corretta determinazione dell’età è quindi un elemento centrale per la protezione: solo se identificati, i minori possono essere protetti. In questo specifico ambito d’applicazione, l’accertamento dell’età può avere ripercussioni notevoli sulla vita di un migrante: se riconosciuto come minore il soggetto ha il diritto di restare, diversamente, la procedura prevede il respingimento alla frontiera ed il rimpatrio. In Italia, così come in Europa, la soglia d’età che separa i minorenni dagli adulti è quella dei diciotto anni, ma oltre a questa possono esistere altre soglie d’età, come ad esempio la Minimal Age of Criminal Responsability (MACR). Questa particolare soglia d’età riconosce ai soggetti minorenni, anche se ritenuti responsabili di un crimine, il diritto di essere giudicati da una corte per i minori. Una delle sfide della pratica forense dell’accertamento riguarda la necessità di assicurare nuovi e validi standard di riferimento, basati sullo studio di popolazioni attuali. Infatti gli studi che vengono utilizzati come riferimento sono basati sull’analisi di popolazioni europee o nord americane e i dati raccolti sono riferiti a studi di più di cinquant’anni fa. Per questo motivo attualmente le metodologie sviluppate in passato vengono applicate allo studio di popolazioni attuali, proprio al fine di ottenere dati aggiornati utili al confronto: una metodologia si applica ad una determinata popolazione per valutare quanto precisi ed accurati possano essere i risultati. Nell’ambito dell’AgEstimation Project, supportato dall’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Macerata, a partire dal 204, l’equipe coordinata dal Dott. Roberto Cameriere ha presentato nuove metodologie per la stima dell’età, sviluppando formule specifiche e testando queste formule in diverse popolazioni. Le metodologie sviluppate prevedono l’analisi e la misurazione delle ossa carpali e dell’area del carpo nelle radiografie della mano di soggetti infantili e la misurazione dello sviluppo del terzo molare per la valutazione dell’età dei soggetti giovanili. Questa seconda tecnica prevede il calcolo dell’indice del terzo molare: se tale indice risulta minore del valore 0.08, preso come valore di riferimento, il soggetto viene considerato un adulto. L’ultima tecnica analizzata in questa ricerca permette di stimare l’età nei soggetti adulti, sfruttando il fenomeno dell’apposizione della dentina secondaria. Si tratta di un fenomeno continuo, che determina la riduzione della cavità pulpare dei denti, dove questa dentina si deposita. In pratica i giovani adulti hanno una camera pulpare larga, mentre i soggetti senili presentano una cavità pulpare molto più stretta. La tecnica prevede la rilevazione di misure specifiche del dente utilizzando una radiografia panoramica, utilizzate anche per la tecnica che valuta lo sviluppo del terzo molare. In questo progetto di ricerca, queste tre metodologie sono state applicate a tre diversi campioni, connesso sia a questioni legali che sociali. L’età è un fattore determinante per l’identificazione di un corpo: costituisce un elemento per la ricostruzione del profilo biologico, di pedopornografia e di adozione, anche se ritenuti responsabili di un crimine, utilizzate anche per la tecnica che valuta lo sviluppo del terzo molare. In questo progetto di ricerca, senza la figura di riferimento di un adulto. La corretta determinazione dell’età è quindi un elemento centrale per la protezione: solo se identificati, c’è stato un incremento proprio delle richieste di accertamento dell’età sulle persone in vita, la procedura prevede il respingimento alla frontiera ed il rimpatrio. In Italia

  4. 4

    المؤلفون: Bulgini, Giulia

    مصطلحات موضوعية: poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, grazie alla qualità della trasmissione, ‹‹La nostra RAI››, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, di letteratura, dunque, la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, mai azzardato prima, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, sitografia, con tutti i suoi limiti, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, in ultima analisi, per quanto innegabilmente controversa, Non è mai troppo tardi), nel suo saper trasmettere qualunque tematica, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, le Relazioni del Collegio Sindacale, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, una memoria storica, dal 1954 a oggi, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, di lì a poco, oltreché evidente, resta sempre di grande attualità, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, la storia, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada, per avvalorarne la funzione educativa, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, insieme agli altri media, negli anni Cinquanta e Sessanta, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, a distanza di più di sessant’anni, non si può non considerare che la tv, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, nel contempo, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, quando ha termine il monopolio della RAI, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, quell’Italia appena uscita dalla guerra, di cultura, si è rivelata una strada interessante da battere, ‹‹Notizie Rai››, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, focalizzando l’attenzione, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, in primo luogo, ‹‹L’Approdo Letterario››, lunga più di trent’anni, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo

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    مصطلحات موضوعية: concetto che può essere tradotto in Smart Land o Smart Inland, senza nessun progetto di territorio, tese a migliorare la qualità di vita dei cittadini, oggi si riferiscono al paradigma della Smart City, Progetto di territorio, nello specifico, si stanno trasformando autonomamente e molto velocemente senza nessun governo, Smart Land, questa sinergia ci indica che è necessario passare dal concetto di Smart City – Città intelligente a quello di Territorio intelligente o, come ad esempio il contesto delle aree colpite dal sisma 2009 – Abruzzo, stanno lavorando sul concetto di rete e sul concetto di Telaio Territoriale dimostrando e misurando una nuova sinergia Città-Territorio, paradigmi che introducono nuove strategie, e che richiedono una chiara visione del futuro. Tali esperienze riguardano quasi esclusivamente i centri urbani, Reti di Città, e che invece, Telai territoriali, in particolare del centro storico, innovative ed integrate, che riguardano le aree interne ed in particolare le aree di crisi, con l’introduzione delle nuove tecnologie, ma anche storico, Le esperienze di innovazione urbanistica, tese a migliorare la qualità di vita dei cittadini, oggi si riferiscono al paradigma della Smart City, in forte evoluzione e i cui effetti hanno conseguenze ancora poco esplorate sia nell’ambito delle tecnologie che degli studi urbani, e che richiedono una chiara visione del futuro. Tali esperienze riguardano quasi esclusivamente i centri urbani, in particolare quelli che hanno a disposizione maggiori risorse da investire o che hanno capacità di intercettarne. Anche la ricostruzione post-sisma dell’Aquila sta concentrando le proprie risorse sulla innovazione del contesto urbano, in particolare del centro storico, applicando i principi della Smart City. Alcuni studi, che riguardano le aree interne ed in particolare le aree di crisi, come ad esempio il contesto delle aree colpite dal sisma 2009 – Abruzzo, stanno lavorando sul concetto di rete e sul concetto di Telaio Territoriale dimostrando e misurando una nuova sinergia Città-Territorio, superando l’atteggiamento tradizionale che ha concentrato l’attenzione dello sviluppo strategico solo sulle Città. In riferimento al paradigma “Smart”, questa sinergia ci indica che è necessario passare dal concetto di Smart City – Città intelligente a quello di Territorio intelligente o, nello specifico, di Aree interne intelligenti, concetto che può essere tradotto in Smart Land o Smart Inland, paradigmi che introducono nuove strategie, innovative ed integrate, e nuove opportunità per i territori fragili in relazione alle nuove tecnologie. La ricerca scientifica che si presenta nell’articolo esplora quindi l’estensione del concetto “Smart” al territorio e ne individua le caratteristiche che possono rappresentare i nuovi driver della crescita di aree di alto valore ambientale e paesaggistico, ma anche storico, tagliate fuori dai processi di sviluppo, e che invece, con l’introduzione delle nuove tecnologie, si stanno trasformando autonomamente e molto velocemente senza nessun governo, senza nessun progetto di territorio, Le esperienze di innovazione urbanistica, in particolare quelli che hanno a disposizione maggiori risorse da investire o che hanno capacità di intercettarne. Anche la ricostruzione post-sisma dell’Aquila sta concentrando le proprie risorse sulla innovazione del contesto urbano, Smart City, Smart Land, Reti di Città, Telai territoriali, Progetto di territorio, e nuove opportunità per i territori fragili in relazione alle nuove tecnologie. La ricerca scientifica che si presenta nell’articolo esplora quindi l’estensione del concetto “Smart” al territorio e ne individua le caratteristiche che possono rappresentare i nuovi driver della crescita di aree di alto valore ambientale e paesaggistico, tagliate fuori dai processi di sviluppo, in forte evoluzione e i cui effetti hanno conseguenze ancora poco esplorate sia nell’ambito delle tecnologie che degli studi urbani, di Aree interne intelligenti, Smart City, superando l’atteggiamento tradizionale che ha concentrato l’attenzione dello sviluppo strategico solo sulle Città. In riferimento al paradigma “Smart”, applicando i principi della Smart City. Alcuni studi

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    المؤلفون: Stati, Valeria, Filippo de Marinis

    مصطلحات موضوعية: Attualmente nei pazienti con NSCLC avanzato senza mutazione di EGFR o riarrangiamento di ALK, la scelta del trattamento di I linea si basa principalmente sul livello di espressione di PD-L1, sull’istologia e sulle condizioni cliniche generali. Nei pazienti con buon performance status e con espressione di PD-L1 ≥ 50% il trattamento di scelta è rappresentato dall’agente anti-PD-1 pembrolizumab (1). Invece nei pazienti con livello di espressione di PD-L1 < 50%, l’opzione terapeutica è ancora ad oggi la chemioterapia che assicura un beneficio in termini di sopravvivenza di alcuni mesi. Tale scenario è però destinato a cambiare stante i risultati di uno studio di fase III recentemente presentato da Leena Gandhi al congresso annuale dell’American Association for Cancer Research (AACR). Si tratta del KEYNOTE-189, contemporaneamente pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine (NEJM). Il KEYNOTE-189 è uno studio randomizzato, in doppio cieco, di fase III che fornisce ulteriori convincenti prove a supporto della terapia con la tripletta platino-pemetrexed-pembrolizumab, già valutata precedentemente nello studio di fase II KEYNOTE- 021 (2, 3). Sono stati arruolati 616 pazienti con NSCLC non squamoso avanzato non pretrattati e senza alterazioni EGFR o ALK, randomizzati 2:1 a ricevere pemetrexed e una chemioterapia platino-basata in combinazione con pembrolizumab (braccio sperimentale) o placebo (braccio di controllo). Nel braccio sperimentale, i pazienti hanno ricevuto pembrolizumab più il pemetrexed come terapia di mantenimento. Nel braccio di controllo, i pazienti hanno ricevuto pemetrexed come terapia di mantenimento, ma era consentito un cross-over al pembrolizumab in caso di progressione. I pazienti arruolati sono stati stratificati anche sulla base dell’espressione del PDL1. Entrambi i bracci di trattamento erano ben bilanciati per caratteristiche demografiche e patologiche, con una lieve maggioranza di soggetti di sesso maschile nel braccio sperimentale (62% vs 52,9%). I risultati mostrano un significativo beneficio sulla sopravvivenza globale (OS) dall’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia con un Hazard Ratio (HR) senza precedenti di 0,49. Dopo un follow-up mediano di 10,5 mesi la OS mediana non è stata ancora raggiunta nel braccio sperimentale, mentre è pari a 11,3 mesi nel braccio di controllo. Il risultato sorprendente è che tutti i sottogruppi hanno beneficiato dell’aggiunta di pembrolizumab, anche se il maggiore beneficio è stato raggiunto nel gruppo dei pazienti che con PDL1 ≥ 50%. Come precedentemente affermato, ai pazienti inclusi nel braccio di controllo era permesso il cross-over a ricevere pembrolizumab in caso di progressione di malattia. Malgrado un tasso di cross-over del 50%, si è osservato ancora un evidente beneficio di sopravvivenza tale da suggerire che la terapia di combinazione "upfront" può essere migliore della sola immunoterapia. La PFS (Progression Free Survival) è risultata significativamente migliore nel braccio sperimentale in cui la PFS mediana è stata di 8,8 vs 4,9 mesi. Nonostante tali sorprendenti risultati, però, il tasso di PFS ad 1 anno si attesta solo al 34,1%. Analizzando i sottogruppi, il beneficio in termini di PFS era maggiore nei pazienti con espressione di PDL1 ≥ 50%, ma anche i pazienti con PDL1 compreso tra 1% e 49% avevano un beneficio significativo, meno evidente, invece, in Usando questo sito si accetta l'utilizzo dei cookie per analisi, contenuti personalizzati e annunci. Cookie Policy (/privacy-policy.html) Accetto 30/9/2018 Carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico: l’era della terapia di combinazione http://www.aiponet.it/editoria/lung-update/oncologia-toracica/1939-carcinoma-polmonare-non-a-piccole-cellule-nsclc-non-squamoso-metastatico-l… 2/2 (http://www.hon.ch/HONcode/Italian/? HONConduct605928) Aderiamo allo standard HONcode per l'affidabilità dell'informazione medica. AIPO Sostiene (/attivita-istituzionali/corporate-golden-donorfai. html) AIPO - Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri Via A. Da Recanate, 2 - 20124 MILANO Tutti i diritti riservati www.aiponet.it Tel 02/36590350 - Fax 02/36590360 P.IVA 12378920156 - C.F. 04425680727 Per inviare pareri, commenti e contributi scrivere a redazione@aiporicerche.it (mailto:redazione@aiporicerche.it) Termini e condizioni d'utilizzo (/termini-econdizioni- d-utilizzo.html) | Privacy Policy (/privacy-policy.html) | Disclaimer (/disclaimer.html) (http://www.sintexservizi.it) site powered by sintex servizi s.r.l. (http://www.sintexservizi.it) quelli con PDL1 < 1%. Un quadro simile è stato visto anche per il tasso di risposta obiettiva (ORR) pari al 47,6% nella terapia di combinazione, con percentuali maggiori nei pazienti con PD-L1 ≥ 50%. Per quanto concerne il tasso di eventi avversi, non ci sono notevoli differenze nei due bracci. Le tossicità erano in linea con quanto atteso fatta eccezione per il danno renale acuto più frequente nella terapia di combinazione (5,2% vs 0,5%), ma comunque gestibile clinicamente. Da osservare che il tasso di nefrite era più alto in questo studio rispetto agli altri studi con il pembrolizumab, ma dobbiamo comunque ricordare che tutti e tre i farmaci del regime di combinazione possono causare tossicità renale. Eventi avversi di tipo immune si sono manifestati nel 22,7% vs 11,9% rispettivamente. I risultati di questo studio sono potenzialmente in grado di cambiare la pratica clinica soprattutto nei pazienti con NSCLC avanzato con espressione di PDL1 < 50%, che non potrebbero giovarsi dell’immunoterapia in I linea. Infatti pembrolizumab in aggiunta a chemioterapia con platino-pemetrexed potrebbe essere un nuovo standard di cure per il trattamento di I linea, indipendentemente dall'espressione di PD-L1. Secondo Leena Gandhi i risultati supportano l’ipotesi che la chemioterapia abbia proprietà immunogeniche che potrebbero aumentare l’attività degli agenti immunoterapici ed estendere i benefici del pembrolizumab anche a pazienti che non esprimono PD-L1. Tali benefici devono essere però ulteriormente indagati. Sebbene lo studio KEYNOTE-189 dimostri che la combinazione migliori la sopravvivenza in tutti i sottogruppi indipendentemente dall'espressione di PDL1, riteniamo comunque che il test PD-L1 al momento della diagnosi sia ancora fondamentale per impostare un’adeguata strategia terapeutica. Infatti si ribadisce che il beneficio del trattamento di combinazione risulta comunque essere maggiore nel sottogruppo di pazienti con PDL1 altamente espresso. Alla luce dei nuovi dati di letteratura, si potrebbe però pensare di associare al PDL1 altri biomarcatori, come ad esempio il carico mutazionale tumorale (TMB) mediante metodiche di Next-Generation Sequencing (NGS) al fine di ottenere ulteriori informazioni per una più accurata scelta terapeutica nell'era di una medicina personalizzata. Prima di cambiare davvero la pratica clinica sarà però necessario aspettare i risultati di questo studio alla luce di un follow-up più lungo

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    المؤلفون: Pantini, S

    مصطلحات موضوعية: consente di migliorare la capacità previsionale dei livelli di emissioni in uno specifico sito discarica. Infatti, le informazioni derivate dai diversi test hanno evidenziato l’esistenza di una stretta correlazione tra le concentrazioni in soluzione del carbonio organico disciolto (DOC) e di alcuni metalli (Co, per l’analisi qualitativa delle emissioni di percolato, nonché a limitare la migrazione di gas serra in atmosfera favorendo, possono fornire informazioni utili per il miglioramento o la taratura del modello stesso. In tale contesto, sono stati quindi eseguiti diversi esperimenti di lisciviazione su alcuni campioni di rifiuti prelevati da un impianto italiano di trattamento meccanico biologico che riceve rifiuti urbani indifferenziati. Nello specifico, attualmente, così come la valutazione di adeguate strategie di riduzione del metano (biocovers), in particolare il pH ed il rapporto liquido/solido, co-smaltimento), è stata adottata un metodologia sperimentale, prendendo in esame una particolare tipologia di rifiuti. Nello specifico, Ni, Nonostante le recenti politiche ambientali volte a ridurre la produzione di rifiuti urbani ed a promuovere strategie di gestione alternative, i principali rischi derivanti dall’esistenza e dall’esercizio delle discariche sono legati alla potenziale fuoriuscita del percolato e del gas di discarica nell'ambiente esterno, sulla base delle prestazioni ambientali ottenibili nelle specifiche condizioni del sito. L’utilizzo di modelli di simulazione combinato con campagne di monitoraggio presso reali impianti discariche e/o con studi sperimentali volti a riprodurre su piccola o vasta scala le condizioni in discarica, metodo di abbancamento/compattazione dei rifiuti, le questioni legate alle discariche ed ai loro potenziali impatti ambientali costituiscono ancora temi di forte attualità ed interesse scientifico. In effetti, le evidenze di questo studio sperimentale hanno indicato che le condizioni operative influenzano drasticamente la generazione del biogas dai rifiuti TMB, i sistemi artificiali di contenimento, delle strategie di gestione operativa applicate (es. ricircolo del percolato, richiedono previsioni affidabili delle emissioni nel tempo per analizzare la fattibilità del progetto e garantire il pieno rispetto delle prescrizioni ambientali. A tal fine, è importante sottolineare che il modello presentato fornisce una valutazione della produzione di percolato e di biogas solo da un punto di vista quantitativo. In effetti, Nonostante le recenti politiche ambientali volte a ridurre la produzione di rifiuti urbani ed a promuovere strategie di gestione alternative, le discariche continuano a rappresentare l'opzione principale per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) nel contesto europeo e mondiale. Per tale ragione, le questioni legate alle discariche ed ai loro potenziali impatti ambientali costituiscono ancora temi di forte attualità ed interesse scientifico. In effetti, i principali rischi derivanti dall’esistenza e dall’esercizio delle discariche sono legati alla potenziale fuoriuscita del percolato e del gas di discarica nell'ambiente esterno, con conseguenti effetti di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, di riscaldamento globale, di contaminazione del suolo nonché di pericolo per la salute pubblica. Al fine di garantire un elevato grado di tutela ambientale e migliorare la sostenibilità delle discariche, i moderni impianti di smaltimento sono dotati di sistemi ingegneristici con specifiche funzioni atte a limitare la diffusione incontrollata delle emissioni nell’ambiente circostante. Ad esempio, i sistemi artificiali di contenimento, come il rivestimento impermeabile del fondo e delle sponde ed il sistema di copertura multistrato (capping), mirano a ridurre le perdite di percolato dal fondo discarica e le infiltrazioni di acqua piovana nell’ammasso di rifiuti, nonché a limitare la migrazione di gas serra in atmosfera favorendo, eventualmente, l’ossidazione del metano mediante l'installazione di coperture biologicamente attive (biocovers). I sistemi di raccolta e rimozione del percolato sono progettati per minimizzare il battente di acqua che si instaura sulla sezione inferiore del corpo discarica e, di conseguenza, l’entità delle fuoriuscite di percolato attraverso la barriera di contenimento. Infine, i sistemi di captazione, trattamento ed utilizzo del gas da discarica consentono il recupero energetico garantendo, contemporaneamente, una riduzione dei rischi di esplosione e di incendio legati al possibile accumulo di metano. Dunque, l'impatto ambientale derivante dalla mobilizzazione di sostanze rilasciate o prodotte dai rifiuti attraverso le emissioni liquide e gassose può essere potenzialmente mitigato attraverso una adeguata progettazione delle barriere tecniche e dei sistemi di raccolta ed estrazione. Tuttavia, l’efficienza a lungo termine di tali sistemi nel limitare le emissioni da discarica risulta estremamente incerta e strettamente dipendente dalle condizioni specifiche del sito in esame quali, ad esempio, il regime climatico, il tipo di copertura vegetale, le caratteristiche del percolato prodotto (aggressività chimica) e l’entità degli sforzi agenti. Oltretutto, la progettazione ed il corretto funzionamento dei sistemi di raccolta e trattamento del percolato, delle reti di estrazione del gas di discarica e il dimensionamento dei sistemi di utilizzo o recupero energetico del biogas, così come la valutazione di adeguate strategie di riduzione del metano (biocovers), richiedono previsioni affidabili delle emissioni nel tempo per analizzare la fattibilità del progetto e garantire il pieno rispetto delle prescrizioni ambientali. A tal fine, i modelli di simulazione delle discariche possono rappresentare uno strumento utile di supporto sia alla fase di progettazione e gestione dei sistemi di raccolta/estrazione del gas e del percolato sia alla fase di valutazione preliminare delle migliori configurazioni dei sistemi di contenimento, sulla base delle prestazioni ambientali ottenibili nelle specifiche condizioni del sito. L’utilizzo di modelli di simulazione combinato con campagne di monitoraggio presso reali impianti discariche e/o con studi sperimentali volti a riprodurre su piccola o vasta scala le condizioni in discarica, consente di migliorare la capacità previsionale dei livelli di emissioni in uno specifico sito discarica. Infatti, i dati ottenuti da tali indagini possono consentire di identificare i principali parametri e processi che governano la produzione di percolato e gas in discarica e, quindi, possono fornire informazioni utili per il miglioramento o la taratura del modello stesso. In tale contesto, il presente studio è stato inizialmente indirizzato a sviluppare un modello di screening della discarica che, sulla base di equazioni semplificate di tipo analitico ed empirico, consenta di ottenere una stima quantitativa del percolato e del gas producibili nel tempo, tenendo conto delle particolari condizioni sito-specifiche, delle proprietà dei rifiuti, delle principali caratteristiche della discarica e dei processi fondamentali che interessano l’ammasso dei rifiuti. Il modello sviluppato è stato quindi utilizzato per l’analisi di quattro impianti discarica, situati in diverse zone d’Italia ed attualmente in fase di gestione operativa, al fine di individuarne i parametri significativi e valutarne l’applicabilità ai diversi contesti sito-specifici. I risultati di tali simulazioni hanno mostrato una buona corrispondenza tra la produzione simulata di percolato ed il trend reale misurato in campo, rivelando inoltre che l'affidabilità delle previsioni modellistiche dipende fortemente dalla qualità dei dati di input utilizzati nelle simulazioni. In particolare, i casi studio analizzati hanno evidenziato che l'umidità iniziale dei rifiuti ed il coefficiente di compressione degli stessi sono parametri chiave per la valutazione dei volumi di percolato producibile. La capacità predittiva del modello nell’analisi di discariche in fase di post-gestione è stata invece valutata prendendo in considerazione diversi scenari di copertura finale e confrontando i risultati delle simulazioni con quelli restituiti dal modello idrologico HELP (Hydrological Evaluation of Landfill Performance), che rappresenta lo strumento più utilizzato nel panorama mondiale per l'analisi comparativa di sistemi di impermeabilizzazione compositi. In questo caso, i risultati hanno evidenziato che, nonostante il modello sviluppato adotti un approccio semplificato, risulta in grado di fornire stime attendibili dei tassi di infiltrazione e percolazione in discariche chiuse, mostrando previsioni in linea con il modello HELP. Tuttavia, è importante sottolineare che il modello presentato fornisce una valutazione della produzione di percolato e di biogas solo da un punto di vista quantitativo. In effetti, la stima della composizione qualitativa delle emissioni non è stata inclusa nella modellazione in quanto, essendo fortemente dipendente dal tipo di rifiuto abbancato e dalle sue caratteristiche chimico-fisiche, renderebbe la previsione in un fase di screening poco rappresentativa di quello che si potrebbe realmente verificare in campo. Quindi, per l’analisi qualitativa delle emissioni di percolato, è stata adottata un metodologia sperimentale, comprendente diversi tipi di prove su scala di laboratorio, prendendo in esame una particolare tipologia di rifiuti. Nello specifico, la ricerca è stata focalizzata sui rifiuti prodotti dal trattamento meccanico biologico (TMB) in quanto, in seguito all'attuazione della direttiva comunitaria in materia di discariche 1999/31/CE che impone agli stati membri di smaltire in discarica esclusivamente i rifiuti che siano stati sottoposti ad un trattamento preliminare o ad incenerimento, tali materiali, attualmente, costituiscono il flusso principale di rifiuti in ingresso ai nuovi impianti di smaltimento in Italia. Tuttavia, a causa della relativamente recente introduzione della tecnologia TMB all’interno del sistema di gestione integrata dei rifiuti urbani, ad oggi, pochissimi dati sono disponibili sul comportamento ambientale di questo materiale una volta smaltito in discarica e, dunque, la conoscenza attuale deriva essenzialmente da studi condotti su scala di laboratorio. In particolare, la valutazione del comportamento a lisciviazione e dell’influenza delle condizioni ambientali sulla mobilizzazione dei contaminanti dai rifiuti TMB rappresenta un ambito ancora poco studiato in letteratura. Per avere una visione più approfondita sul meccanismo di lisciviazione e sulla modellazione del rilascio di inquinanti dai rifiuti TMB, sono stati quindi eseguiti diversi esperimenti di lisciviazione su alcuni campioni di rifiuti prelevati da un impianto italiano di trattamento meccanico biologico che riceve rifiuti urbani indifferenziati. Nello specifico, il rifiuto TMB è stato dapprima caratterizzato mediante analisi chimo-fisiche e successivamente sottoposto a test statici di eluizione, test a pH variabile e test di percolazione in colonna, al fine di valutare l’effetto di diversi parametri, in particolare il pH ed il rapporto liquido/solido, sul rilascio di contaminanti dalla matrice in esame. I risultati ottenuti hanno mostrato che, nonostante i rifiuti TMB siano contraddistinti da un elevato contenuto di metalli pesanti, solo una ridotta percentuale degli stessi appare realmente solubile e quindi biodisponibile. Inoltre, le informazioni derivate dai diversi test hanno evidenziato l’esistenza di una stretta correlazione tra le concentrazioni in soluzione del carbonio organico disciolto (DOC) e di alcuni metalli (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggerendo che il loro rilascio sia essenzialmente governato da reazioni di complessazione al DOC. I risultati dei diversi test di lisciviazione sono stati quindi interpolati al fine di determinare, per ciascuno metallo, i valori dei coefficienti di ripartizione DOC-Me. Questi dati, insieme ad un modello semplificato che descrive il rilascio del DOC, hanno consentito di ottenere un buon accordo tra le concentrazioni simulate e quelle misurate durante gli esperimenti in colonna, fornendo inoltre alcune informazioni utili per la valutazione delle emissioni a lungo termine da questo tipo di rifiuto in uno scenario di smaltimento in discarica. Al fine di completare lo studio relativo al comportamento ambientale dei rifiuti TMB in riferimento al processo di generazione del biogas, il campione di rifiuto è stato sottoposto ad alcuni test batch anaerobici. L’obiettivo è stato quello di valutare sia la biodegradabilità dei rifiuti TMB, in termini di capacità massima di gas producibile, che gli effetti sul processo di metanizzazione derivanti da differenti condizioni ambientali. Nello specifico, le prove sono state condotte variando il contenuto di acqua nei rifiuti e la temperatura operativa, assumendo per tali parametri un range di valori rappresentativo di differenti opzioni di gestione della discarica (“dry tomb” o bioreattori). In quasi tutte le condizioni di prova è stato osservato un periodo di latenza piuttosto lungo (diversi mesi) a causa degli effetti di inibizione derivanti dalle elevate concentrazioni di acidi grassi volatili (VFA) e ammoniaca misurate nel sistema, che hanno rivelato una scarsa stabilità biologica del rifiuto in esame. Inoltre, i risultati sperimentali hanno dimostrato che il contenuto d’acqua nei rifiuti rappresenta il fattore chiave che può limitare lo sviluppo del processo biologico anaerobico. Infatti, per valori del contenuto iniziale di acqua nei rifiuti inferiori al 32%w/w, l’attività metanogenica è apparsa del tutto inibita. In generale, le evidenze di questo studio sperimentale hanno indicato che le condizioni operative influenzano drasticamente la generazione del biogas dai rifiuti TMB, sia in termini di produzione specifica di gas che di velocità della cinetica di formazione. Ciò suggerisce che si deve prestare particolare attenzione quando i risultati dei test condotti su scala di laboratorio vengono impiegati per le valutazioni del comportamento a lungo termine di tali rifiuti in discarica, dove oltremodo le condizioni al contorno cambiano in continuazione e variano notevolmente a seconda del clima, delle strategie di gestione operativa applicate (es. ricircolo del percolato, metodo di abbancamento/compattazione dei rifiuti, co-smaltimento), delle caratteristiche idrauliche di rifiuti abbancati, della presenza e della tipologia dei sistemi di copertura temporanee e finali posti in essere, ad oggi, le discariche continuano a rappresentare l'opzione principale per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) nel contesto europeo e mondiale. Per tale ragione, i dati ottenuti da tali indagini possono consentire di identificare i principali parametri e processi che governano la produzione di percolato e gas in discarica e, tali materiali, delle reti di estrazione del gas di discarica e il dimensionamento dei sistemi di utilizzo o recupero energetico del biogas, situati in diverse zone d’Italia ed attualmente in fase di gestione operativa, contemporaneamente, in seguito all'attuazione della direttiva comunitaria in materia di discariche 1999/31/CE che impone agli stati membri di smaltire in discarica esclusivamente i rifiuti che siano stati sottoposti ad un trattamento preliminare o ad incenerimento, essendo fortemente dipendente dal tipo di rifiuto abbancato e dalle sue caratteristiche chimico-fisiche, il tipo di copertura vegetale, suggerendo che il loro rilascio sia essenzialmente governato da reazioni di complessazione al DOC. I risultati dei diversi test di lisciviazione sono stati quindi interpolati al fine di determinare, nonostante il modello sviluppato adotti un approccio semplificato, i risultati hanno evidenziato che, risulta in grado di fornire stime attendibili dei tassi di infiltrazione e percolazione in discariche chiuse, per valori del contenuto iniziale di acqua nei rifiuti inferiori al 32%w/w, il presente studio è stato inizialmente indirizzato a sviluppare un modello di screening della discarica che, nonostante i rifiuti TMB siano contraddistinti da un elevato contenuto di metalli pesanti, pochissimi dati sono disponibili sul comportamento ambientale di questo materiale una volta smaltito in discarica e, consenta di ottenere una stima quantitativa del percolato e del gas producibili nel tempo, renderebbe la previsione in un fase di screening poco rappresentativa di quello che si potrebbe realmente verificare in campo. Quindi, che hanno rivelato una scarsa stabilità biologica del rifiuto in esame. Inoltre, dove oltremodo le condizioni al contorno cambiano in continuazione e variano notevolmente a seconda del clima, i moderni impianti di smaltimento sono dotati di sistemi ingegneristici con specifiche funzioni atte a limitare la diffusione incontrollata delle emissioni nell’ambiente circostante. Ad esempio, sulla base di equazioni semplificate di tipo analitico ed empirico, mostrando previsioni in linea con il modello HELP. Tuttavia, hanno consentito di ottenere un buon accordo tra le concentrazioni simulate e quelle misurate durante gli esperimenti in colonna, Settore ING-IND/09 - Sistemi per l'Energia e L'Ambiente, delle caratteristiche idrauliche di rifiuti abbancati, di contaminazione del suolo nonché di pericolo per la salute pubblica. Al fine di garantire un elevato grado di tutela ambientale e migliorare la sostenibilità delle discariche, la conoscenza attuale deriva essenzialmente da studi condotti su scala di laboratorio. In particolare, l’ossidazione del metano mediante l'installazione di coperture biologicamente attive (biocovers). I sistemi di raccolta e rimozione del percolato sono progettati per minimizzare il battente di acqua che si instaura sulla sezione inferiore del corpo discarica e, l'impatto ambientale derivante dalla mobilizzazione di sostanze rilasciate o prodotte dai rifiuti attraverso le emissioni liquide e gassose può essere potenzialmente mitigato attraverso una adeguata progettazione delle barriere tecniche e dei sistemi di raccolta ed estrazione. Tuttavia, le caratteristiche del percolato prodotto (aggressività chimica) e l’entità degli sforzi agenti. Oltretutto, della presenza e della tipologia dei sistemi di copertura temporanee e finali posti in essere, ad esempio, per ciascuno metallo, i risultati sperimentali hanno dimostrato che il contenuto d’acqua nei rifiuti rappresenta il fattore chiave che può limitare lo sviluppo del processo biologico anaerobico. Infatti, dunque, la progettazione ed il corretto funzionamento dei sistemi di raccolta e trattamento del percolato, la ricerca è stata focalizzata sui rifiuti prodotti dal trattamento meccanico biologico (TMB) in quanto, comprendente diversi tipi di prove su scala di laboratorio, l’attività metanogenica è apparsa del tutto inibita. In generale, fornendo inoltre alcune informazioni utili per la valutazione delle emissioni a lungo termine da questo tipo di rifiuto in uno scenario di smaltimento in discarica. Al fine di completare lo studio relativo al comportamento ambientale dei rifiuti TMB in riferimento al processo di generazione del biogas, Cr, i sistemi di captazione, Cu, l’efficienza a lungo termine di tali sistemi nel limitare le emissioni da discarica risulta estremamente incerta e strettamente dipendente dalle condizioni specifiche del sito in esame quali, la stima della composizione qualitativa delle emissioni non è stata inclusa nella modellazione in quanto, che gli effetti sul processo di metanizzazione derivanti da differenti condizioni ambientali. Nello specifico, come il rivestimento impermeabile del fondo e delle sponde ed il sistema di copertura multistrato (capping), al fine di individuarne i parametri significativi e valutarne l’applicabilità ai diversi contesti sito-specifici. I risultati di tali simulazioni hanno mostrato una buona corrispondenza tra la produzione simulata di percolato ed il trend reale misurato in campo, il rifiuto TMB è stato dapprima caratterizzato mediante analisi chimo-fisiche e successivamente sottoposto a test statici di eluizione, rivelando inoltre che l'affidabilità delle previsioni modellistiche dipende fortemente dalla qualità dei dati di input utilizzati nelle simulazioni. In particolare, sul rilascio di contaminanti dalla matrice in esame. I risultati ottenuti hanno mostrato che, test a pH variabile e test di percolazione in colonna, solo una ridotta percentuale degli stessi appare realmente solubile e quindi biodisponibile. Inoltre, il campione di rifiuto è stato sottoposto ad alcuni test batch anaerobici. L’obiettivo è stato quello di valutare sia la biodegradabilità dei rifiuti TMB, delle principali caratteristiche della discarica e dei processi fondamentali che interessano l’ammasso dei rifiuti. Il modello sviluppato è stato quindi utilizzato per l’analisi di quattro impianti discarica, in termini di capacità massima di gas producibile, sia in termini di produzione specifica di gas che di velocità della cinetica di formazione. Ciò suggerisce che si deve prestare particolare attenzione quando i risultati dei test condotti su scala di laboratorio vengono impiegati per le valutazioni del comportamento a lungo termine di tali rifiuti in discarica, Zn), i casi studio analizzati hanno evidenziato che l'umidità iniziale dei rifiuti ed il coefficiente di compressione degli stessi sono parametri chiave per la valutazione dei volumi di percolato producibile. La capacità predittiva del modello nell’analisi di discariche in fase di post-gestione è stata invece valutata prendendo in considerazione diversi scenari di copertura finale e confrontando i risultati delle simulazioni con quelli restituiti dal modello idrologico HELP (Hydrological Evaluation of Landfill Performance), costituiscono il flusso principale di rifiuti in ingresso ai nuovi impianti di smaltimento in Italia. Tuttavia, di riscaldamento globale, il regime climatico, al fine di valutare l’effetto di diversi parametri, tenendo conto delle particolari condizioni sito-specifiche, i valori dei coefficienti di ripartizione DOC-Me. Questi dati, quindi, una riduzione dei rischi di esplosione e di incendio legati al possibile accumulo di metano. Dunque, delle proprietà dei rifiuti, assumendo per tali parametri un range di valori rappresentativo di differenti opzioni di gestione della discarica (“dry tomb” o bioreattori). In quasi tutte le condizioni di prova è stato osservato un periodo di latenza piuttosto lungo (diversi mesi) a causa degli effetti di inibizione derivanti dalle elevate concentrazioni di acidi grassi volatili (VFA) e ammoniaca misurate nel sistema, i modelli di simulazione delle discariche possono rappresentare uno strumento utile di supporto sia alla fase di progettazione e gestione dei sistemi di raccolta/estrazione del gas e del percolato sia alla fase di valutazione preliminare delle migliori configurazioni dei sistemi di contenimento, a causa della relativamente recente introduzione della tecnologia TMB all’interno del sistema di gestione integrata dei rifiuti urbani, eventualmente, l’entità delle fuoriuscite di percolato attraverso la barriera di contenimento. Infine, la valutazione del comportamento a lisciviazione e dell’influenza delle condizioni ambientali sulla mobilizzazione dei contaminanti dai rifiuti TMB rappresenta un ambito ancora poco studiato in letteratura. Per avere una visione più approfondita sul meccanismo di lisciviazione e sulla modellazione del rilascio di inquinanti dai rifiuti TMB, insieme ad un modello semplificato che descrive il rilascio del DOC, trattamento ed utilizzo del gas da discarica consentono il recupero energetico garantendo, di conseguenza, le prove sono state condotte variando il contenuto di acqua nei rifiuti e la temperatura operativa, mirano a ridurre le perdite di percolato dal fondo discarica e le infiltrazioni di acqua piovana nell’ammasso di rifiuti, con conseguenti effetti di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee, che rappresenta lo strumento più utilizzato nel panorama mondiale per l'analisi comparativa di sistemi di impermeabilizzazione compositi. In questo caso

  9. 9